L'ho pensato meno in questi giorni, grazie ad una mostra di Lautrec, alle amiche, alle lezioni in Università condite da un sacco di risate perché tra un eccesso di "aspetti erotici" in opere che, di erotico, non hanno nulla e un collega che continua a giocare a giochini stupidi sul telefono, distraendo anche me, il tempo mi è volato e poi è arrivata la febbre, quella bassa e fastidiosa, data dal raffreddore, che non fa che farmi dormire e poi lo studio del Neoclassicismo e per pensarlo mi è rimasto poco tempo. Meglio così.
Solo che ora ho finito di studiare, la febbre non è salita, ma ho un freddo cane, ma soprattutto è domenica sera e la domenica sera è un giorno triste. E' un giorno triste da anni, lo è da quando questo vuoto dentro è aumentato e ora, alle mancanze che sento sempre, sento anche quella di vita, di affetto, di qualcuno che abbia voglia di riempire questo cazzo di vuoto infame. E Cristo, perché ho pensato potesse essere lui? Perché ora mi manca così tanto?
E' domenica sera, sono le otto passate da poco, lui sarà a lavoro, con una di quelle camice bianche che quando ci siamo visti l'ultima volta s'è scusato di avere ancora appesa in macchina, quella del "non riesco ad immaginartici, sai?" detto lo stesso giorno di quello sguardo dopo un bacio che non riesco a togliermi dalla testa. O forse è domenica sera, magari questa settimana ce l'ha libero per qualche motivo, magari c'è poca gente, ed è con lei e chissà se è felice, chissà se lui c'ha mai pensato che, come dice qualcuno, lei m'assomiglia un po', chissà se lei gli interessa davvero, sotto quali aspetti sia migliore di me. Chissà dov'è, con chi, chissà se gli passo mai per la testa, magari passando da qualche vetrina in cui spiccano dei pantaloni/leggins in simil pelle, quelli che era convinto che mi sarebbero stati bene (ma dove!? Ma quando!?). Chissà.
E chissà cosa si prova ad avere qualcuno che riempie la domenica sera.
E chissà cosa si prova ad essere pazzo di qualcuno, che me lo chiedo da quando l'ho letto su "Tre volte all'alba".
E chissà se non sarebbe essere quel genere di gente che augura il male, anziché essere quella che augura il mare e felicità a chi, a me, mica c'ha pensato poi tanto a far del male.
E chissà se domani che è lunedì ritorno ai miei progressi di pensarlo meno, di non pensarlo più con cose banali.
E chissà cosa si prova ad avere qualcuno che ti riempie la domenica sera, ma anche tutti gli altri giorni.
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