lunedì 6 febbraio 2017

"Zio posso abbracciarti? E' una vita che ti ascolto."

Sono nata nel novantaquattro, ma ho un cugino più grande che non ho mai capito che genere ascolti, però quando ero piccola gli stavo spesso tra i piedi e così ho finito per assorbire 883 e, soprattutto, gli Articolo 31.
Già, tra tutto il rock che in adolescenza ho scoperto, gli Articolo 31 e poi J-Ax da solo sono rimasti un pilastro del mio modo d'essere, mi hanno accompagnata nei momenti di allegria e in quelli in cui la musica era la compagnia della mia rabbia, il modo di coprire i miei che litigavano (non a caso, una parte di A pugni col mondo, non riesco tutt'ora ad ascoltarla senza avere gli occhi che pizzicano) o era un modo per non sentirmi sola, diversa, quella bistratta per come vestiva, per come portava i capelli, per i suoi gusti, i suoi hobby o per le sue idee. La musica di J-Ax, per quanto io a volte non condivida sempre le sue idee, è stata, per me figlia unica con il sogno di non esserlo, un po' come i consigli di un fratello maggiore che non avevo (tutt'ora, quando metto in dubbio il mio modo di pormi alla vita ho bisogno di sentire I consigli di un pirla per ricordarmi che non voglio diventare un fantoccio, che mi piace essere quella che se gli dicono di alzarsi, lei si siede e incrocia le braccia). Nonostante le critiche, a me l'accoppiata con Fedez non dispiace neanche, se andiamo oltre ai soliti singoli che si fanno per essere mandati in radio (voglio dire, da solo ha fatto Maria Salvador che ha fatto parlare tutti, ma Oi Maria non era da meno, via), ma la verità è che Fedez in sé non mi dispiace, non rientra in una top quindici dei miei gusti personali, ma io di criticarlo proprio non me la sento. Fatto sta che, ieri, cd alla mano mi sono armata di pazienza e circondata da bambini e bambine quasi tutte lì per Fedez, mi sono fatta ore di coda per andarmi a fare firmare Comunisti col rolex da un giovane tatuato poco più grande di me e di un signore a cui praticamente devo un po' più che grazie. Arrivata sul palco avrei voluto dire chissà che, ma il tempo era poco e mi sono limitata ad un "zio posso abbracciarti? E' una vita che ti ascolto", titubante e un po' in imbarazzo, ma lui ha sorriso rispondendomi "certamente" allargando le braccia. In quel momento, dentro di me, c'era una bambina chiusa in camera con il suo primo MP3 che cantava le sue canzoni con le lacrime agli occhi nei momenti di sconforto che ha sorriso, come ho sorriso io.
Nell'album c'è una canzone che si intitola Musica del cazzo ed è una delle tre canzoni in cui, volente o no, mi ci ritrovo e neanche poco, ma non solo perché cita praticamente buona parte della mia playlist musicale di Spotify - mancano giusto Patty Smith e David Bowie, poi eravamo al completo - ma il ritorno dice una cosa - "E' solo musica del cazzo /però a me mi ha dato coraggio / di non subire come un babbo dal governo e da una ex E' solo musica del cazzo / però a me mi ha dato coraggio / lo so che non curerà il cancro /però so che ha salvato me"  - ed è forse la spiegazione migliore di quello che ha fatto la musica, non solo quella di chi la canta, per me. Mi ha cresciuta, mi ha salvato e mi ha aiutato a formarmi una testa che, per quanto sia spesso una testa di cazzo, è abbastanza aperta da non giudicare mai, da non accettare tutto stando zitta e muta. E' bello avere una canzone con cui poterlo dire.

(E ora torno al mio binge watching di sequenze di film muti per l'esame di cinema, se sopravvivo, domani dopo l'esame mi metto a ballare in stazione, giuro.)

1 commento:

  1. Ma che cosa dolce *-* anche per quanto mi riguarda Articolo 31 e J-Ax mi hanno un po' "accompagnata" negli anni dell'adolescenza (sono del novanta, stiamo lì-lì) e credo anche che quando uno cerca in tutti di modi di portare un po' di originalità nel proprio campo, non sia mai da disprezzare ad occhi chiusi. E ti invidio tanto, vorrei avere anche io un "idolo" (o zio, che dir si voglia) da abbracciare <3

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