Non ha trovato il tempo di uscire, troppo preso dal trasloco e infondo va bene così, stamani ho reagito con la mia solita spocchia: "cvd, avevo ragione io" scritto a tutte le amiche che mi avevano detto che ci provava, di scrivergli.
Non è che io ce l'abbia con loro per avermi incoraggiata - se sono saltata, è perché lo volevo io -, non ci sono neanche particolarmente rimasta male perché stamani ho dovuto chiedergli delucidazioni, più perché le cose a metà non mi piace lasciarle che perché nutrissi delle speranze di uscire oggi pomeriggio, e mi sono sentita dire "credo di non riuscire". Ecco, magari vagamente infastidita dal "credo" sì, più che altro perché nella vita ho la tendenza a vedere tutto o bianco o nero, quindi o vuoi/puoi o non vuoi/puoi. Semplice. Chiaro.
No, in realtà ad avermi messo di cattivo umore è il fatto che ho nuovamente tentato e nuovamente sono finita a terra, come l'altra sera che cercavo di salire sul cerchio e non mi riusciva agganciare la gamba al cerchio. Continuo a ripetermi che se io ho agito è perché c'è stato un segnale dall'altra parte, che non sono una che agisce a caso, senza valutare, ma c'è una vocina fastidiosa nella mia testa che continua a darmi dell'illusa.
Come a marzo.
Come anni fa con M. o col Trentenne.
Ogni volta finisce sempre nello stesso identico modo e tutte le volte non è che io rimanga male per loro come persone, è che rimango male per me e per il fatto che inizio a pensare di non capire nulla o ancora meglio di non vale nulla, di non essere niente, di essere meno di zero. C'è quella vocina fastidiosa, che poi non è altro che la mia voce, che continua a ripetermi "vedi? Sei solo un'illusa, come potevi pensare che qualcuno ci stesse provando con te. Ti sei vista? Ti sei sentita parlare? Non sei carina, non sei intelligente, non hai successo, non sei neanche simpatica" e dopo l'ennesimo salto finito senza il benché minimo successo - o il benché minimo caffè, perché io il caffè me lo meritavo, giusto per dire eh - e con un atterraggio maldestro a terra, inizio seriamente a pensare che abbia ragione. Così ora mi ritrovo divisa tra quella parte di me che sta sottolineando l'ovvio e quella parte di me, che è quella che mi piace, che risponde che "chissene! Non hai bisogno di uno nella tua vita, non sei M. che senza una donna è nessuno! Dov'è quella che sogna il monolocale a Milano da condividere con Mr Banana, il gatto?".
La verità è che oggi non mi va di stare da sola, ma le amiche hanno da fare, e non mi va neanche di prepararmi per uscire né per andare a prendermi il caffè in solitudine né per andare dai cinesi alla ricerca di stronzate, vedendo questi posti, queste facce, per l'ennesima volta in solitudine. La verità è che oggi più che mai vorrei essere a Milano, vorrei prepararmi con il mio solito eyeliner spesso, il mascara che mi fa le ciglia lunghissime, mettermi persino il rossetto, guardarmi allo specchio e autoconvincermi che non sono male, ed uscire da sola per andarmene al bar dei gatti e sedermi lì a bere un caffè leggendo un libro e coccolando un gatto abbastanza temerario da avvicinarsi. Ecco, vorrei questo.
E invece sono bloccata come sempre in un posto che odio con il mio ennesimo fallimento personale in periodo ricco di fallimenti che mi convince che nella vita valgo quanto i sacchetti biodegradabili che si bucano subito.
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