Fuori sta diluviando, io vorrei uscire sotto l’acqua e sedermi lì, senza muovere un muscolo, sentendo l’acqua che mi entra dentro fino alle ossa.
Ho riletto tutto quello che ci siamo detti io e lui in quel periodo, prima d litigare, prima di rischiare di perderci.
Non c’è più dolore, non c’è più rancore, forse un po’ di rimpianto, perché sì, sarebbe stato bello che le cose fossero andate bene, ma forse non era destino, non era il nostro destino. Non l’avevo ancora accettato del tutto, rimpiangevo com’era andata, che tutte le belle frasi fossero andate perse, che l’unica volta che abbia rischiato sia andata male. E’ andata come doveva andare, com'era giusto che andasse, quindi non è andata male.
Dopo aver riletto, anche la litigata, i suoi mi dispiace, i miei non importa, sono convinta che sia solo stato un modo per unirci di più come amici.
Forse era destino credere di essere quello di cui si aveva bisogno per stare bene, rischiare di perdersi, di odiarsi, per ritrovarci amici, così amici da dirci che sarebbe bello essere fratello e sorella. Era un destino strano fatto per arrivare ad una cosa bella. Perché se non avessi un amico così al mio fianco, sempre e comunque, dove sarei?
Ho finalmente accettato le cose, va benissimo così.
Fuori diluvia, Glen Hansard canta con delicatezza, niente va bene, ma tutto è al suo posto.
martedì 29 luglio 2014
venerdì 25 luglio 2014
Dicono di me che sono "una vecchietta acida".
Sono quel tipo di persona che sta sempre sulle sue e che è gentile a modo proprio, tanto che passo per acida nella stragrande maggioranza dei casi. Tra l'altro, passar per acida, a me va benissimo, sia chiaro, mi risparmia dalla rottura di dover per forza esternare affetto e cose varie.
Oggi, all'insaputa di tutti perché me lo terrò per me - e sì, per il blog che poi un giorno di questo me ne dimenticherò e allora scorrerò i post del duemilaquattordici e ritroverò questa cosa e penserò "ma allora non sono sempre una "vecchietta acida" come dico!" - perché voglio sorridere da sola.
C'è una vicina di casa anziana, che nonostante l'età e la salute cagionevole è una donna fantastica, sempre ben curata e con dei vestiti bellissimi, che è rimasta fuori casa dopo essere tornata da Pisa per delle visite. E' passata a suonare sperando di trovare mia madre, ma c'ero solo io con un mollettone enorme in testa, vestita malissimo e con la misantropia alle stelle, ma nonostante questo ho cercato di aiutarla come potevo, adoperandomi a chiamare la figlia cercando di rintracciarla per sapere la fine di queste benedette chiavi.
Mi ha ringraziato, dopo essere stata qua una buona mezz'ora a chiacchierare aspettando che le riportassero le sue chiavi - che, per dovere di cronaca, erano cadute in macchina - se n'è andata via ringraziandomi un sacco. Poco fa, ho sentito aprire e chiudere la porta di casa sua, è rientrata, per fortuna!
Forse, per una volta, non sto rimpiangendo di non uscire.
Oggi, all'insaputa di tutti perché me lo terrò per me - e sì, per il blog che poi un giorno di questo me ne dimenticherò e allora scorrerò i post del duemilaquattordici e ritroverò questa cosa e penserò "ma allora non sono sempre una "vecchietta acida" come dico!" - perché voglio sorridere da sola.
C'è una vicina di casa anziana, che nonostante l'età e la salute cagionevole è una donna fantastica, sempre ben curata e con dei vestiti bellissimi, che è rimasta fuori casa dopo essere tornata da Pisa per delle visite. E' passata a suonare sperando di trovare mia madre, ma c'ero solo io con un mollettone enorme in testa, vestita malissimo e con la misantropia alle stelle, ma nonostante questo ho cercato di aiutarla come potevo, adoperandomi a chiamare la figlia cercando di rintracciarla per sapere la fine di queste benedette chiavi.
Mi ha ringraziato, dopo essere stata qua una buona mezz'ora a chiacchierare aspettando che le riportassero le sue chiavi - che, per dovere di cronaca, erano cadute in macchina - se n'è andata via ringraziandomi un sacco. Poco fa, ho sentito aprire e chiudere la porta di casa sua, è rientrata, per fortuna!
Forse, per una volta, non sto rimpiangendo di non uscire.
martedì 8 luglio 2014
Sto leggendo “Consigli a un aspirante scrittore” di Virginia Woolf, in maniera sofferente, perché essendo un PDF, non mi fa sottolineare le cose che vorrei poter ricordare e sono troppe pagine per poterle stampare, ma mi accontento, in versione cartacea sembra introvabile.
Leggo, sperando di imparare qualcosa, ma soprattutto di riprendere a scrivere, come facevo un tempo, senza paura del foglio bianco, senza paura dei miei personaggi, delle storie che mi ronzano in testa. Leggo, memorizzo mentalmente parti e penso che forse ha ragione un’amica con la sua teoria che ho paura dell’abbandono da parte dei miei personaggi una volta finita una storia, che cosa strana. Non che io sia mai stata normale. Leggo, ma faccio una pausa per vomitare queste parole e penso che tra un’ora ho l’autobus, sono ancora vestita con un paio di pantaloni vecchissimi, tagliati e logori e la maglia del pigiama, forse dovrò prepararmi di corsa.
Non so come sta andando, in realtà. Ho passato un weekend col sorriso in faccia, poco bisogno di fumare, senza maschere sul viso e una risata leggera sulle labbra, ora invece sono un po’ stranita, sarà che Virginia Woolf, in costante equilibrio tra benessere e depressione, mi fa tanta tenerezza o sarà lo stomaco che brontola, sarà che devo uscire, ma ho mille pensieri per la testa. Una volta scrivevo e parlavo molto, ora scrivo poco e parlo ancora meno. Ho fatto un passo avanti, però, ad un’amica che mi conosce da prima, prima di queste bonarie prese in giro sul fatto che sono una “vecchietta acida” perché non abbraccio le persone, ammettendo, con un non abbraccio più se non quando sono o tanto felice o tanto triste, che c’è qualcosa che non va
Ultimamente, ammetto solo ad un amico quando sono “presa male”, senza vergognarmene. Qualcuno punta ancora che tra noi, prima o poi, succederà qualcosa, io non ci credo né ci spero più. Il rapporto che c’è, mi va bene così, perché dovrei cambiare l’unico rapporto che mi permette di essere totalmente sincera con una persona, rischiando di rovinarlo o peggio perderlo? Non mi va e non per mancanza di coraggio, come nel caso delle storie che non scrivo neanche più per paura, ma perché mi va bene così.
Farnetico, forse troppo. Torno a Virginia ed ai suoi consigli, prima di prepararmi per un milkshake al cocco che forse metterà tutto apposto o almeno così sembrerà.
Leggo, sperando di imparare qualcosa, ma soprattutto di riprendere a scrivere, come facevo un tempo, senza paura del foglio bianco, senza paura dei miei personaggi, delle storie che mi ronzano in testa. Leggo, memorizzo mentalmente parti e penso che forse ha ragione un’amica con la sua teoria che ho paura dell’abbandono da parte dei miei personaggi una volta finita una storia, che cosa strana. Non che io sia mai stata normale. Leggo, ma faccio una pausa per vomitare queste parole e penso che tra un’ora ho l’autobus, sono ancora vestita con un paio di pantaloni vecchissimi, tagliati e logori e la maglia del pigiama, forse dovrò prepararmi di corsa.
Non so come sta andando, in realtà. Ho passato un weekend col sorriso in faccia, poco bisogno di fumare, senza maschere sul viso e una risata leggera sulle labbra, ora invece sono un po’ stranita, sarà che Virginia Woolf, in costante equilibrio tra benessere e depressione, mi fa tanta tenerezza o sarà lo stomaco che brontola, sarà che devo uscire, ma ho mille pensieri per la testa. Una volta scrivevo e parlavo molto, ora scrivo poco e parlo ancora meno. Ho fatto un passo avanti, però, ad un’amica che mi conosce da prima, prima di queste bonarie prese in giro sul fatto che sono una “vecchietta acida” perché non abbraccio le persone, ammettendo, con un non abbraccio più se non quando sono o tanto felice o tanto triste, che c’è qualcosa che non va
Ultimamente, ammetto solo ad un amico quando sono “presa male”, senza vergognarmene. Qualcuno punta ancora che tra noi, prima o poi, succederà qualcosa, io non ci credo né ci spero più. Il rapporto che c’è, mi va bene così, perché dovrei cambiare l’unico rapporto che mi permette di essere totalmente sincera con una persona, rischiando di rovinarlo o peggio perderlo? Non mi va e non per mancanza di coraggio, come nel caso delle storie che non scrivo neanche più per paura, ma perché mi va bene così.
Farnetico, forse troppo. Torno a Virginia ed ai suoi consigli, prima di prepararmi per un milkshake al cocco che forse metterà tutto apposto o almeno così sembrerà.
venerdì 4 luglio 2014
Quando ero nella vecchia scuola, quando uscivo con altre persone, quando avevo un pessimo periodo bastava che dicessi poche parole ad un'amica, per ritrovarci in un'area verde piccolissima a fumare sigarette, senza neanche tanto bisogno che le raccontassi che avessi. Cambiando scuola, ho cambiato posti, persone, abitudini e avevo quasi smesso di fumare, poi le cose sono andate a puttane ed io ho ripreso il vizio, contando i soldi fino all'ultimo centesimo per comprare almeno un pacchetto da venti, ma sono sigarette sprecate, fumate una dietro all'altra che non mi aiutano più a togliere quel senso di malessere che ho perennemente addosso e solo adesso ho capito che mi manca tutto l'insieme.
Forse, dovrei ricreare una cosa simile, ma non vedo posti giusti e persone adatte, quindi stasera finirò le sigarette, imprecherò che mi son durate poco e come un circolo vizioso ne comprerò un altro, sperando sia quello buono per disinfettare le ferite.
Forse, dovrei ricreare una cosa simile, ma non vedo posti giusti e persone adatte, quindi stasera finirò le sigarette, imprecherò che mi son durate poco e come un circolo vizioso ne comprerò un altro, sperando sia quello buono per disinfettare le ferite.
martedì 1 luglio 2014
Vorrei solo che qualcuno si accorgesse che se fumo di più è perché c'è qualcosa non va, soprattutto perché non sto attenta a dove lascio gli accendini.
Vorrei solo che qualcuno si accorgesse che se né mi faccio abbracciare né abbraccio è perché ho paura, non so di cosa, ma ho paura.
Vorrei, ma non succede mai, perché io sono forte, io sto in piedi da sola, io non smetto di sorridere, io non dico mai nulla.
Vorrei solo che qualcuno si accorgesse che se né mi faccio abbracciare né abbraccio è perché ho paura, non so di cosa, ma ho paura.
Vorrei, ma non succede mai, perché io sono forte, io sto in piedi da sola, io non smetto di sorridere, io non dico mai nulla.
Iscriviti a:
Post (Atom)